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venerdì 23 gennaio 2015

Jean Meslier

Il Testamento di Meslier

Questa piccola chiesa a sinistra si trova a Étrépigny, un comune di 269 anime, nella regione della Champagne-Ardenne, in Francia. Un tranquillo paesino di campagna: quattro gatti, un paio di nobili locali ossequiati come déi, il parroco, la chiesa e la vita scandita da messe e processioni.
Questo a destra, invece, è Jean Meslier che fu curato della parrocchia di Étrépigny per quarant'anni: dal 1669 al 1729. 
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Gli abitanti dell'epoca - agricoltori poveri e ignoranti - non avrebbero mai immaginato che, un giorno, il curato della loro parrocchia sarebbe diventato un simbolo per le generazioni a venire. E forse non se lo sarebbe aspettato neanche lui, Jean Meslier, che condusse una vita ordinaria nell'ufficio delle sue funzioni senza scossoni né deviazioni dalla routine quotidiana, a parte un piccolo segreto che riuscì miracolosamente a custodire fino al giorno della sua morte.
Nessuno, infatti, sapeva che, negli ultimi cinque anni di vita, alla fine di ogni giornata, il tranquillo curato di Étrépigny si chiudeva nel suo stanzino e, armato di penna e calamaio, compilava un testamento spirituale che avrebbe lasciato in dono al suo successore. 
Tutte le sere, chiusa la porta del piccolo studio, Meslier toglieva la maschera da prete e svelava, al lume di candela, il suo vero volto di essere pensante: scriveva, si fermava, sorrideva e poi tornava a scrivere finchè la candela non fosse tutta consumata. A quel punto andava a letto e quando si addormentava il sorriso era ancora lì, sulle labbra.

«Io vorrei, e questo sia l'ultimo ed il più ardente dei miei desideri, io vorrei che l'ultimo dei re fosse strangolato con le budella dell'ultimo dei preti.»

Questa è la frase che forse riassume meglio il messaggio di quel testamento che avrebbe fatto saltare dagli scranni gli alti prelati dell'epoca fino a ricevere l'onore di essere messo al rogo insieme a centinaia di altri documenti, molti dei quali persi per sempre. 

Nel caso del testamento di Meslier, però, il destino ha voluto che una copia, sfuggita alle grinfie della Santa Inquisizione, finisse per puro caso nelle mani di Voltaire e da lì diventasse una bandiera di onestà e raziocinio contro superstizione e sfruttamento dell'ignoranza.